Giochi paralimpici: intervista a Silvia Visaggi argento nel triathlon PTVI come guida di Francesca Tarantello

06/09/2024

Abbiamo incontrato Silvia Visaggi di ritorno dai Giochi paralimpici di Parigi, dove ha vinto la medaglia d'argento nel triathlon PTVI come guida di Francesca Tarantello.
Silvia si è allenata nelle vasche Sisport per la preparazione di nuoto. 
Ecco l’intervista esclusiva che ha rilasciato alla nostra redazione:

Silvia, complimenti anzitutto per questa fantastica medaglia! Tu e Francesca siete state protagoniste di una prestazione eccezionale. Cosa hai provato al traguardo?
Al traguardo ho provato un sacco di emozioni che sono difficili da spiegare; ero sfinita dallo sforzo, ho dato tutta me stessa nella frazione di ciclismo come avevamo programmato. Nella corsa finale, un po’ per il caldo e per non essere riuscita a idratarmi correttamente durante la gara, non ero brillantissima e questa cosa mi ha creato un po’ di dispiacere, ma allo stesso tempo ero felice anche se non mi rendevo ancora conto che avevamo fatto seconde ad una paralimpiade, avevamo raggiunto il nostro sogno e lo avevamo fatto bene, con una medaglia!! Quindi mi veniva da piangere, un po' per tutte queste sensazioni insieme. Un pianto liberatorio da tutte le tensioni accumulate durante l'ultimo mese. 
Non volevo commettere errori durante la gara che avrebbero potuto penalizzarci, non potevo permettermelo. Sono una persona che pretende tanto da sé stessa e molto spesso faccio fatica ad essere soddisfatta di ciò che ottengo, ma questa volta lo sono, sono orgogliosa di me e di Francesca. 
Poi prima di noi altri compagni di squadra avevano gareggiato ed era arrivata la medaglia d’argento di Veronica Yoko che mi ha emozionato e dato la carica. 

Come hai festeggiato questa medaglia?
Siamo stati invitati dal presidente del comitato italiano paralimpico, Luca Pancalli a Casa Italia, con tutto il nostro gruppo Italia triathlon per festeggiare la nostra medaglia davanti ad una buona cena e un pubblico che non vedeva l'ora di rivivere i bei momenti della giornata!! Successivamente ci siamo spostati ad una festa con amici più stretti. 
Alcune mie amiche sono venute in aeroporto per festeggiare insieme a me questo secondo posto alle paralimpiadi.

Un argento sognato e raggiunto. Cosa ci vuole per raggiungere questi risultati? 
Per raggiungere questi risultati ci vuole tanto impegno e determinazione, bisogna avere ben chiaro l'obbiettivo, restare concentrati anche quando le cose non vanno come vorremmo, ma la parte fondamentale è che bisogna divertirsi, oltre a faticare. Ti deve piacere e non è da tutti. È noto che lo sport di alto livello sia pur sempre un sacrificio, bello ovviamente, ma bisogna stare molto spesso lontano dai propri cari e molte volte è difficile avere un lavoro che ti permetta di avere il tempo per allenarti ed essere performante, se non sei in un corpo armato. Infatti, quest'anno ho rinunciato alla componente lavoro per arrivare al meglio alle paralimpiadi.

In una recente intervista hai spiegato che voi guide svolgete un ruolo ombra “diventando gli occhi degli atleti”. Da quanto tempo gareggi con Francesca? Qual è il segreto della vostra intesa, del vostro affiatamento?
Gareggio con Francesca da circa tre anni ed è iniziato tutto per caso, tramite una telefonata da parte della Federazione italiana triathlon che mi ha proposto di provare a svolgere il ruolo di guida. All'inizio eravamo due le guide ad affiancare Francesca, ma fin da subito tra noi due è scattato quel qualcosa in più, una sorta di fiducia e intesa a primo impatto.
Ci siamo conosciute in occasione della prima gara fatta insieme a Civitanova, prima di allora nessuna delle due sapeva niente dell'altra. 
In quella prima occasione lei si è fidata di me, non era una cosa scontata; mi ha visto decisa e sicura e che riuscivo a guidare il tandem con tranquillità e sicurezza, andando forte. 
Da quel momento in avanti siamo arrivate a oggi, dove siamo amiche oltre compagne di allenamenti, abbiamo condiviso tristezza e felicità. 
Abbiamo passato tanto tempo insieme per trovare il nostro equilibrio sia mentale che fisico. 
Il termine ruolo ombra non è puramente corretto, ma si intende dire che la nostra funzione è molto importante e pian pianino sta acquisendo più forma, ad esempio veniamo premiate insieme all’atleta, siamo entrate a fare parte del Cip. 
Fare la guida non è semplice perché devi saper scegliere in breve tempo per il bene della tua atleta, la devi portare/condurre durante tutta la gara, (sei i suoi occhi) devi essere allenato e lucido, devi essere un po' più forte per riuscire a dare i comandi. Devi trovare la giusta sincronia con l'atleta, devi essere in grado di ascoltare le sue esigenze oltre alle tue. 
Tutto questo con Francesca sta funzionando bene, io spesso la ringrazio come lei ringrazia me. Arrivare alle Paralimpiadi non era più un sogno di una o dell'altra ma era il sogno di entrambe. Entrambe volevamo fare bene e dare il meglio di noi stesse e qualsiasi cosa sarebbe capitata nel bene e nel male ne saremmo uscite insieme e con una grande esperienza accumulata.

Facciamo un passo indietro. Vuoi raccontarci brevemente il tuo percorso sportivo, che qui in Sisport ti ha visto nuotare sin da giovanissima…
Fin da piccola ho sempre praticato sport: nuoto, judo, sci per finire poi al triathlon. I primi due li praticavo in  Sisport a livello agonistico fin da quando sono piccolina, adesso anche mio nipote segue il mio esempio. Successivamente una mia compagna di squadra, Emma Bulgarelli, mi ha fatto avvicinare al mondo del triathlon di cui mi sono innamorata, del triathlon mi piace la sua variabilità, sei all'aria aperta e ogni gara è diversa perché cambiano le componenti (atleti, meteo, tattiche). Uno sport un po' imprevedibile. 

Come è nata, poi, l’esperienza della guida? 
L'esperienza è nata durante gli allenamenti, in gara. Più passavamo del tempo insieme più la nostra condizione fisica e la nostra intesa di coppia migliorava. Eravamo sempre più coordinate.  Ricordo ancora che durante i primi allenamenti di nuoto, ad esempio, cercavamo di trovare la nuotata più efficace facendo vari tentativi modificando la frequenza di bracciata o la nostra posizione nell'acqua, lei leggermente più indietro di me per simulare la prua di una barca che taglia l'acqua (ecco siamo noi due).
Vi assicuro che non è semplice perché in acqua non puoi parlare, sei semplicemente legato ad una gamba e questo ti può portare a modificare il tuo assetto o la nuotata ma, ovviamente, senza volerlo. 
Per non parlare della virata quando ti alleni in vasca da 25mt/50mt, ma sono tutte cose che con il tempo abbiamo imparato a gestire. 
Ovviamente non eravamo da sole, avevamo tutto il gruppo Italia al seguito oltre ai nostri tecnici individuali Stefano Costamagna e Davide Gomiero.
Di corsa, i primi anni, correvamo con un laccio di scarpe in mano per poi passare a un cordino legato alla vita, che ci fa perdere meno energie ed essere più performanti. Perché io ho il braccio libero per "spostare " Francesca a mio piacimento nei punti più critici tipo giri di boe, svolte, buche. 

Una figura, quella della guida, che peraltro in Italia è difficile da trovare, giusto? 
Sì, è difficile da trovare, in più nel triathlon che è una disciplina faticosa ed è la combinazione di tre sport più due transizioni che fungono di passaggio da una all'altra. 
Quante persone sono disponibili a mettersi in gioco per qualcuno altro, ad aiutarlo nel loro sogno grande o piccolo che sia, ma anche solo dargli un'opportunità per vivere meglio facendo sport, senza pensare per forza al risultato e alla competizione?
Molte volte siamo presi dalla nostra vita e non ci rendiamo conto di quello che ci capita intorno. Nel mondo del Paratriathlon si ha tanto da imparare, ci sono ragazzi/e, uomini e donne con tutte storie diverse ma con la voglia di rimettersi in gioco dopo le sofferenze che la vita ha messo loro davanti, si sono rialzati e lottano tutti i giorni per raggiungere i loro sogni e lo fanno con una felicità e un sorriso bellissimo e contagioso, perché stando insieme ti trasmettono tutte queste emozioni e sensazioni.
Sono da ammirare per la forza di volontà che hanno, ci insegnano che non ci sono limiti, siamo noi a metterceli. 

Nel paratriathlon qual è, secondo te, la parte di gara più difficile? 
La parte di gara più difficile, secondo me, è il nuoto anche se è il nostro punto forte essendo entrambe nuotatrici però è anche il punto dove non possiamo parlarci, quindi ci dobbiamo affidare alle sensazioni, lei capisce quando io accelero o quando rallento o semplicemente quando dobbiamo sorpassare ma abbiamo un cordino tra noi che ci limita/frena nello spostamento.
Nelle gare Francesca si lega a me in base alla posizione della boa perché all'inizio lei stava esterna ma abbiamo notato che nelle svolte la perdevo e andava verso il largo, non volutamente anche se sapeva il percorso. Quindi abbiamo studiato un sistema che in base alla gara lei si lega alla mia gamba destra o sinistra in base alla posizione della boa, restando sempre interna così io vado a chiuderla durante le curve. 
Invece a livello fisico la parte più dura è la bici perché per quanto tu possa spingere le differenze di velocità tra i vari tandem sono minime, la parte che può influenzare di più è la componente di guida se il percorso è molto tecnico. Noi partiamo 3'11" dopo l'inizio della gara. Prima partono le non vedenti. 

Il titolo mondiale a Pontevedra, l’argento a Parigi… difficile chiederti: “e adesso?”
Adesso sappiamo che possiamo fare bene, possiamo giocarcela con le migliori al mondo.  
Questo è solo l’inizio e vogliamo migliorarci, vogliamo continuare a sognare e crescere.
Poi chi lo sa, magari un giorno riusciremo a fare lo sport che amiamo come lavoro entrando in un corpo armato! 

Grazie per il tempo che ci hai dedicato, Silvia! Ti aspettiamo in piscina in Sisport...
Sono io che ringrazio la Sisport perché nei tre anni precedenti all’olimpiade tutta la mia preparazione per il nuoto l’ho fatta nelle vasche Sisport! 

Torino, 6 settembre 2024